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Mercoledì, 11 Marzo 2020 11:10

L’antica “Historia” dell’apparizione di Santa Maria in Portico

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L’antica “Historia” dell’apparizione di Santa Maria in Portico Foto Campitelli

Pubblichiamo in questi giorni alcune memorie legate alla devozione mariana di Roma a Santa Maria in Portico particolare protettrice della Città nelle pubbliche e private avversità. L’antica icona oggi venerata nel Santuario di Santa Maria in Campitelli a Roma ricevette dal Pontefice Alessandro VII il titolo di Romanae Portus Securitatis dopo la scampata peste del 1656. Ancora oggi con fiducia a lei ricorriamo perché faccia cessare il male che affligge questa Città e il mondo intero.

La Legenda che presiede a tutte le altre narrazioni sull’immagine di Santa Maria in Portico, riferisce come il prodigio dell’apparizione mariana si verificò nel cuore di Roma tra il Campidoglio e l’Isola Tiberina. L’area occupata dal portico di Santa Galla si estendeva nella zona portuale, sede della Statio Annonae, dove si gestivano le scorte di grano (oggi Via Petroselli dove sorge l’Anagrafe di Roma). Il  Princeps senatus Quinto Aurelio Memmio Simmaco, padre di Galla, fu con probabilità amministratore annonario come il suo antenato Simmaco Senior del V secolo.  Da questi dati possiamo supporre che è verosimile l’opera caritativa di Galla e l’origine della primitiva diaconia di S. Maria in Portico la cui fondazione è attribuita al Papa Gregorio Magno (590-604),  come narra l’antica legenda: “Historia venerande, et incorruptibilis Imaginis Gloriose Virginis Marie, que miraculose collocata fuit Ecclesia, que dicitur S. Marie in porticu”. Così ci viene trasmessa in una sintesi da Ludovico Marracci OMD (1612-1700) nelle sue “Memorie di S. Maria in Portico”: La nobile Galla era solita ogni giorno tenere a mensa dodici poveri, esercitando quest’atto di carità,  per imitare l’esempio del Redentore del mondo e onorare la beatissima Vergine Madre, della quale era estremamente devota, avendola eletta per sua avvocata e Signora. Mentre un giorno a mensa con i  suoi poveri, anzi nel servirli di persona, apparve nella dispenza del suo palazzo, un improvviso bagliore, notato dal coppiere il quale si precipitò ad avvertire la padrona. Galla accorse immediatamente e vide con stupore quell’insolita luce. Ma non poté scorgere ciò che in essa era contenuto e cioè la sacra immagine della Betissima  Vergine, dalla quale tutta quella chiarezza derivava. Comprese che dentro quella luce era conservato un grande mistero e che conveniva ricorrere al giudizio del Vicario di Cristo. Corse al Laterano, dove il Pontefice risiedeva, con umili e pesate parole, gli espose l’accaduto e lo pregò che si degnasse trasferirsi nella sua casa. Il Pontefice non ritenne una favola le parole di Galla e per questo, mosso da divino istinto si precipitò nella sua casa, dopo lunga orazione accompagnato da vescovi e cardinali e dal resto del clero e popolo romano si recò processionalmente a piedi, portando candele accese. Giunto nella casa di Galla entrò e vide anch’egli la meravigliosa luce. Alzate le mani al cielo si mise in orazione. Stando assorto in questa posizione, avvenne una cosa prodigiosa: tutte le campane della città di Roma, e particolarmente quelle delle Basiliche lateranense e vaticana, mosse da mano angelica cominciarono a suonare, per onorare l’apparizione della Regina del Cielo. All’udire ciò il pontefice scorse nel mezzo della luce due spiriti celesti che sostenevano nelle mani la preziosa immagine della Madre di Dio e la calaron nelle mani del Sommo Sacerdote di Dio. Egli uscì presso il popolo di Dio, mostrando a tutti il sacro tesoro; con quello li benedisse e li rimandò alle proprie case e nel frattempo una terribile peste che aveva colpito Roma cessò immediatamente”. Possiamo notare come gli elementi costitutivi della narrazione si fondano su tre eventi: “ La luce splendida che Galla intravede nel luogo dove conservava il cibo per i poveri (Immensa luce; Lucem  quandam splendidam vidit). L’intervento del Papa Giovanni I che riceve l’immagine di Maria da mani angeliche (Seraphim in aere). La liberazione dalla peste (illico pestis gravissima) che in quei giorni segnava la città di Roma. Tutto questo avvene il 17 luglio del 524.

Letto 1574 volte Ultima modifica il Mercoledì, 11 Marzo 2020 11:40