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Domenica, 10 Ottobre 2021 06:02

L’ago della bilancia

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La felicità non ti è dovuta te la devi guadagnare. Solo con l’osservanza? No, con uno sguardo nuovo, con una apertura di cuore che ti permette di entrare nell’Altro e negli altri. Non bastano le regole, la ricerca della perfezione, la santità artefatta e spesso ipocrita. Vissuto come norma etica  il cristianesimo è la più frustrante delle vie di perfezione.  E’ necessaria una sapienza che ti scava dentro e che pone fondamenta al di là di  quello che puoi fare tu. Maestro buono: cosa devo fare per avere la vita eterna, leggi la felicità. Perché è la vita dell’Eterno che cerchiamo. Il germe di felicità che il Padre delle misericordie ha messo nella profondità del nostro cuore desideriamo raggiungere. La domanda è giusta, la finalità è sbagliata. Sulla strada verso Gerusalemme Gesù riceve questa domanda, forse sincera, da un ragazzo appagato dalla sua religiosità, in ricerca di quel di più che i saggi maestri possono offrire, come misura del vivere qui e ora. Ma non basta. Seguire il Maestro buono non significa diventare buoni, ma disposti a lasciare ciò che crediamo di possedere: sostanze, affetti, intelligenza,  per seguire lui fino in fondo, fino al dono della vita. in questa sapienza del vivere sulla strada del Regno inaugurata da Gesù, occorre incamminarsi senza bagagli ingombranti, solo con la sua Parola che discerne i cuori e la sua croce che libera e salva. Così i discepoli attraverseranno la cruna dell’ago per ricucire gli strappi di una storia che torna indietro, per rivestire l’umana nudità con la luce del crocifisso risorto. Si può essere buoni cristiani, ma insoddisfatti. Cosa manca? L’appello a quello sguardo che penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito. Non per giudicarti ma per amarti così come sei. Fantastico Gesù, gioca sempre d’anticipo, non sa se gli dirò si o no. Intanto lui mi a ma e questo basterebbe a lasciare tutto per seguirlo. Noi non sappiamo se quel ragazzo è tornato sui suoi passi, se ha seguito Gesù più tardi, se aveva bisogno di tempo per staccarsi da sé e dalle sue cose, non lo sappiamo. Sappiamo solo che quel tornare indietro è stata l’occasione per spingere Gesù e i suoi discepoli avanti, nel cammino verso Gerusalemme, lui che non ha dove porre il capo, ma ha fratelli sorelle e madri che compiono la sua Parola. Allontana Signore dalla Chiesa la tentazione di tornare indietro, attraila con il tuo sguardo perché possa trasmettere la tua bontà e bellezza a chi cerca Felicità.

Davide Carbonaro

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