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Domenica, 18 Luglio 2021 10:37

Libanori per Santa Maria in Portico: “Distanza dal successo per riposare con il Signore”

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Sabato 17 luglio il Vescovo Daniele Libanori, ausiliare di Roma ha celebrato la memoria romana di Santa Maria in Portico particolare protettrice della Città, nel 1497 anniversario dell’Apparizione   al Papa san Giovanni I e a santa Galla. Riportiamo di seguito l’omelia del presule: Mentre Giovanni è prigioniero di Erode, Gesù percorre la Galilea insegnando e compiendo segni: la Parola ili Dio non si può fermare. Gesù ha raccolto attorno a sé dei discepoli, che associa alla sua missione inviandoli a ripetere i suoi gesti di salvezza. I Dodici tornano pieni di entusiasmo, avendo visto la potenza della parola di Gesù che agiva anche attraverso di loro. E le folle accorrono da ogni parte, perché sentono che in Gesù c'è vita: nel mondo rinasce la speranza. Ma bisogna prendere le distanze dal successo e riposare un poco con il Signore: «Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte». È soltanto una sosta, ma basta a riprendere il contatto con Dio e gustare la sua presenza. È importante saper riprendere le distanze anche dal bene che si compie! Perché Dio è più grande anche del bene. Come all'inizio, quando Gesù li aveva chiamati perché stessero con lui e poi anche per inviarli a predicare, così ora egli vuole che gli Apostoli stiano un poco con lui solo: è il tempo per riposare e per gustare la sua compagnia. È Gesù che confida il desiderio della compagnia dei discepoli e insieme dimostra la sua premura per loro. L'invito di Gesù ricorda ciò che si legge nel profeta Osea quando parla dei sentimenti di Dio verso il suo popolo, visto come una sposa amata (e spesso infedele): «La attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore.» (Os 2,16). Il deserto è il luogo in cui Israele ha conosciuto Dio e ha stretto con l'Alleanza; è il luogo nel quale ha misurato la propria debolezza e dove si è nutrito della manna... Nel deserto Israele è diventato un popolo. Ci si conosce e si diventa amici frequentandosi.

Possiamo cogliere in questo invito di Gesù agli Apostoli il richiamo alla dimensione spirituale della vita.

Ogni giorno siamo presi dal lavoro, dalle molte occupazioni che prendono il cuore lasciando così poco spazio alla riflessione e agli affetti... resta poco, anzi pochissimo per la preghiera. Raramente capita che decidiamo di fermarci in compagnia con Dio per raccontargli come farebbe un figlio con il Padre o un amico con l'amico, il tempo trascorso, le emozioni che ci hanno attraversato e qualche volta anche ferito, per dirgli i desideri che coltiviamo, per parlargli dei nostri affetti più cari e di quello che ci preoccupa; raramente ci fermiamo per condividere con lui quello che ci rallegra e per ringraziare del dono della vita. Così come non capita spesso che ci fermiamo per parlare al Signore a favore di qualcuno e di intercedere per i bisogni degli altri, della città in cui viviamo, del mondo intero. Ma chi ha imparato a sostare in silenzio e senza fretta ha potuto sperimentare che il silenzio, dopo un poco, si scalda e lascia intuire una presenza; l'ansia si acquieta, i pensieri prendono ordine e l'orizzonte si schiarisce.

Allora appare l'intima verità delle cose. Ricordiamo che siamo fragili, che la vita dura un soffio, che quello che conta veramente è volere bene e sentirsi amati e che la tristezza di un momento o il grigio di una stagione non può segnare le decisioni importanti. Nel silenzio alla presenza del Signore tutto si ridimensione, perché davanti a Dio tutto, in fondo, è poca cosa. Perché Lui solo resta. Il Signore ci invita a stare con lui un poco ogni giorno, per riposare l'anima e gustare la sua confidenza.

E viene di nuovo il tempo di tornare alle cose di ogni giorno e accogliere tutti quelli che sono assetati e affamati di vita vera e hanno bisogno di essere consolati. Dice il Vangelo che, disceso dalla barca, Gesù «vide che quelli che erano accorsi erano una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose». La gente ha bisogno della consolazione. Come il bambino che si acquieta sentendo la voce della madre, allo stesso modo anche noi ritroviamo la serenità quando qualcuno ci parla al cuore, perché non ci sentiamo più da soli ad affrontare la vita. L'uomo ha bisogno di cibarsi di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Gli Apostoli, che condividono la missione di Gesù, non hanno altro da dare se non la Parola che hanno ascoltato. Ogni battezzato è investito della stessa missione di Gesù, che è fare conoscere Dio che è Padre e ama ogni sua creatura; è rassicurare con la propria presenza; è confortare con l'aiuto fraterno; è offrire amicizia cordiale. E ripetere le parole del Signore, che giungono al cuore e danno consolazione. Il compito di ognuno è offrire il Vangelo come si farebbe confidando la gioia per avere trovato il tesoro nel campo o una perla di grande valore. Invitare a camminare insieme verso l'orizzonte di Dio, dove la gioia è possibile anche senza potere e senza ricchezza.

Nostra Madre, che oggi celebriamo nel suo patrocinio sulla nostra città di Roma, ci conduca nel silenzio e nella confidenza con il Figlio, perché, nutriti della sua parola e fortificati dal calore della sua amicizia, diventiamo capaci di accendere la speranza in tutti quelli che la Provvidenza ci ha posto accanto.

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