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Domenica, 08 Agosto 2021 14:34

Evangelizzare contemplando: Alle radici della spiritualità leonardina

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La frequentazione dei Padri domenicani a Lucca condusse san Giovanni Leonardi (1541-1609) a vivere fin dalla sua giovinezza quell’arte della contemplazione, la quale non si limita nel semplice vedere le cose o le situazioni, ma sprofonda nell’intimità di Dio per trasmettere agli altri quanto interiorizzato: conteplari et contemplata aliis tradere. Giovanni rimane sedotto da questo monito di san Domenico e vivrà l’intera sua esistenza sulla frontiera tra contemplazione ed azione, coniugandole in una sintesi sapienziale. Così l’esperienza spirituale domenicana sarà la traccia indelebile della futura istituzione dei Preti riformati sotto la protezione della Beata Vergine Maria. Anche il primitivo titolo dell’Ordine leonardino fondato a Lucca nel 1574, dedicato alla “protezione mariana”, rivela il legame: “dei nostri con l’autorità dei Padri di San Domenico, ai quali era e sarà sempre tutta la Congregatione obbligatissima” (G. Bonafede, Vita, 129r). Il Leonardi fu riconoscente alla famiglia domenicana come ancora attesta il Bonafede: “Non si sentì mai di sua bocca che si chiamasse Fondatore di Congregatione: ma il principio della Congregatione l’attribuiva alla diligenza di quei buon Padri di San Domenico. E nel proemio delle Constitutioni che scrisse attribuendo il titolo alla bontà del Signore dice. L’infinita providenza, et somma bontà di Dio Nostro Signore è quella che ha dato principio, et ha da conservare questa nostra Congregatione intitolata alla gloriosa Vergine Maria Madre di Dio” (Ibidem 571v). I frati del convento domenicano di San Romano a Lucca, erano particolarmente legati alla memoria di Girolamo Savonarola, avevano rinsaldato la propria azione pastorale, accreditandosi in breve tempo come centro propulsivo della cattolicità. In stretta relazione con la fraternità domenicana si trovavano i frati gesuati di San Girolamo, frati esperti nella distillazione e nella pratica farmaceutica. Portavoce di una religiosità radicalmente evangelica, i gesuati consideravano il lavoro una pratica apostolica e, al contempo, un’efficace sistema pastorale. Leonardi venne quindi in contatto, con i frati biancovestiti di San Girolamo, i Pauperes Yesuati come amavano definirsi, per ragioni legate alla sua attività. La loro sede all’epoca di Giovanni Leonardi, era diretta da alcuni padri domenicani di San Romano, in particolare da Vincenzo Arnolfini e da Francesco Bernardini. Anche Giovanni Leonardi entrò dunque a far parte della confraternita, nella quale era fortissimo il legame di direzione spirituale dei congregati con il correttore confraternale (il padre Domenicano di riferimento). I confratelli, che si radunavano per leggere la Scrittura e altri testi religiosi, erano impegnati in una intensa vita sacramentale oltre che nell’espletamento delle opere caritatevoli che, di volta in volta, si rendessero necessarie. In tale contesto l’opera evangelizzatrice dei P. Domenicani affidata ad istituzioni laicali fu singolarissima. Così il Bonafede in una testimonianza di prima mano: “Desiderosi di vedere   riformar il populo, et il clero di questa città e patria loro, si erano dati con ogni diligenza all’amministratione dei Santissimi Sacramenti, e della Parola di Dio, procuranndo che si tenesse con ogni decoro la chiesa e si celebrassero devotamente i divini offizi, onde molti allettando il servitio di Dio, erano fatti il rifugio e mantenimento della divotione ; in questa maniera havevano acquistato a Dio molti penitenti di gran fervore e spirito, huomini per la maggior parte di bassa conditione et artigiani; e questo per conservagli nella mutatione de’ costumi cominciata, e indurre ad essempio loro negli altri quello spirito” (Ibidem,30r).

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