Gli Angeli convertono la nostra visione delle cose. La fede ci ricorda come non si esaurisce tutto nello spazio visibile, ma Dio ha creato oltre il visibile anche l’invisibile. Conserviamo degli scritti giovanili di San Giovanni Leonardi, appunti e omelie redatti nei tempi successivi alla sua ordinazione sacerdotale avvenuta il 22 dicembre 1571. Tra questi, un breve Trattato sugli Angeli, pubblicato da P.Vittorio Pascucci nei Sermoni. Si tratta di poche carte disposte in forma di dialogo, come era in uso nella prassi catechistica del tempo. San Giovanni Leonardi fu tra i pionieri dell’insegnamento catechistico, in ossequio a quanto richiesto dal Concilio di Trento: cominciare a risvegliare la fede dei piccoli con l’insegnare loro la Dottrina Cristiana. Ci piace pensare che questo trattatello sarebbe stato svolto in uno di quegli “Oratori” il cui metodo fu proprio inventato dai due santi toscani, poi amici a Roma: San Giovanni Leonardi e San Filippo Neri. Il tono del dialogo: domanda e risposta potrebbero richiedere il coinvolgimento di un pubblico. Ed è possibile ipotizzare che trattatelli di questo genere ispirarono oratori musicali come quello seicentesco “La Caduta degli Angeli” di Francesco Nicolò de Rossi, recentemente eseguito dalla Cappella Musicale di Santa Maria in Campitelli. Nel piccolo Trattato, il Leonardi illustra la fede della Chiesa sugli Angeli. Lo fa riprendendo il caratteristico linguaggio legato alla Scolastica e alle categorie aristoteliche: materia, forma, specie, natura, atto, potenza, essenza. Sentiamo come il Santo di Lucca si esprime nel presentare le figure angeliche. Comincia a disquisire sull’intelletto e la conoscenza. L’interlocutore desidera sapere se gli Angeli hanno conoscenza come gli uomini. Così il Leonardi riferisce: “Conoscono direttamente per essenza e non discutono di ciò che intendono”. Sta qui la loro perfezione rispetto all’umano. Sono creati da Dio con una retta volontà e orientati in modo libero solo al bene. Il curioso interlocutore chiede se gli Angeli come gli uomini, hanno sentimenti ed emozioni. Il Leonardi risponde: “Solo in ordine all’intelletto e non ai sensi, essi possono amare perché è loro connaturale, e amano Dio sopra ogni realtà”. Naturalmente, essi non sono coeterni con Dio, ma sono creati da lui, e costituiscono la “parte nobilissima” di questo mondo corporeo. Agli Angeli appartiene la beatitudine naturale ed ebbero bisogno anche loro della grazia e dell’aiuto sovrannaturale, per convertirsi a Dio. Tuttavia, riportando l’opinione di San Tommaso d’Aquino, il Leonardi afferma che gli Angeli: “Furono creati in grazia per conseguire la loro ultima perfezione”. Inoltre, essi, meritarono la beatitudine subito dopo il primo atto di carità. Il ragionamento del Leonardi punta sul concetto della “conversione”. Se gli Angeli con la loro grazia e gloria sono chiamati a convertirsi a Dio, quanto più l’uomo dovrà convertirsi: “intensamente e trepidamente” in modo da accrescere la gioia angelica . “Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione” (Lc 15,7). La riflessione prosegue sulla “natura angelica”. Queste creature celesti sono incorruttibili perché “forme semplici” senza materia. E come mai, interviene l’interlocutore, essi nella Bibbia appaiono in forma umana, come l’Angelo che accompagnò Tobia? E ancora, essendo puro spirito appaiono in un luogo concreto e questo, non è dato per ciò che è incorporeo. Risponde il Leonardi: L’Angelo è, dove opera, tuttavia egli non può essere dappertutto perché questo compete solo a Dio. A tal punto, la riflessione ritorna sulla facoltà della conoscenza angelica. E’ proprio degli spiriti celesti conoscere il futuro? Il Santo avverte che solo a Dio appartiene tale facoltà e che gli Angeli, possono conoscere il futuro solo attraverso “i segni” o “le rivelazioni” che Egli partecipa loro per dono. Persino i misteri della Fede come la resurrezione, l’ascensione, la pentecoste, e simili, non sono conosciuti se non in Dio e come a Lui piace rivelare. Infine, il Leonardi risponde alla domanda sul numero degli Angeli affermando che: “Essi eccedono le specie delle cose corporali create”. Vi è una gerarchia angelica: “Tre ordini, sedici cori, ogni coro la sua legione, ogni legione è costituita da seimila seicento sessantasei angeli”. Una grandissima moltitudine di cui è dato solo a Dio conoscere il numero. Le schiere angeliche eccedono il numero delle cose create naturali per la loro nobiltà. Il Leonardi prosegue la sua dimostrazione dall’evidenza del creato: “Tu vedi che l’acqua è più nobile della terra, però eccede quella dieci volte più, l’aria poi, è più nobile dell’acqua e precede quella di dieci volte; il fuoco essendo più nobile eccede l’aria di dieci volte. E così via ascendendo nei cieli”. Per similitudine, questa eccedenza si verifica anche negli Angeli, dove un coro trascende l’altro per nobiltà. Tuttavia, anche se il numero delle schiere angeliche sembra infinito, solo a Dio, afferma la Santa Chiesa, è noto il numero dei predestinati, dove “mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano” (Dn 7,10).