Cookie Consent by Popupsmart Website
  • +39 06 68803978
  • Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
  • Sante Messe Festive 10.00-18.30 | Feriali 7.30-18.30
itendees
Lunedì, 20 Dicembre 2021 09:18

Natale è accogliere l'ostinazione di Dio per l'uomo e il creato

Vota questo articolo
(0 Voti)

Natale è tempo di luci che si accendono. Metafora della vita che strappa il tempo alle tenebre, che comunque ci appartengono, ma non ci determinano. Quest’anno per il misterioso intreccio dei calendari, l’inizio dell’Avvento è coinciso con la festa ebraica delle luci: Hanukkah.  Si rinnova il grido che sveglia la notte dei silenzi umani. Quello dei Profeti che traducono le parole di Dio per l’uomo di ogni tempo. Quello di un bambino che nasce, e nel suo “venire alla luce” regala la gioia, apre il cuore alla speranza. Natale è tempo che partorisce la luce, quella vera. Questa venne nel mondo e si ostina a venire nel mondo, che non è fatto per le tenebre. Celebrare Natale, vuol dire accogliere l’ostinazione di Dio per l’umano e il creato, depositari dei segreti del bello e del buono. Mai Dio si stanca di accendere luci, di lasciare tracce della sua presenza, di toccare gli occhi perché acquistino la vista, di offrire il collirio della Parola, perché lo sguardo dell’uomo spirituale sia purificato. Di luce sul monte alto, parla Isaia il profeta di nuove stagioni. Gli fa eco Gesù che fin dalle prime battute del suo Vangelo, chiede di porre la luce sul lucernario, perché illumini la casa. La luce è possibile ascoltarla e vederla. I principali registri sensitivi sono a disposizione del suo splendore che avanza. Insomma, l’incontro con Dio è luce, dalla prima parola della Genesi: “Sia la luce”; al prologo di Giovanni che ricalca l’armonia degli inizi affermando: “Venne nel mondo la luce vera quella che illumina ogni uomo”. Tutti questi temi li ritroviamo nel grande profeta, offerto all’ascolto dell’orecchio liturgico, nel tempo in cui la Chiesa fa memoria della manifestazione del Signore nella nostra carne mortale. La profezia isaiana ha accompagnato un grande avvenimento epocale per Israele, un passaggio storico e spirituale piuttosto notevole. Israele è passato dalla sicurezza stanziale del possesso della terra e dalla protezione divina, allo spogliamento dell’esilio, con l’insicurezza e la perdita dei punti di riferimento (Tempio, osservanza della Legge, festività liturgiche). In terra straniera ha imparato a fidarsi della Parola che, come luce accende la notte del cuore, come sentinella veglia sul popolo per rianimare la speranza: “Sentinella quanto resta della notte” (Is 21, 11). Già, perché la notte è una rimanenza, è il margine della nostra esperienza del limite. Oggi il Natale del Signore giunge in tempi in cui stiamo facendo esperienza del limite umano. Le prerogative di progresso e di autodeterminazione, ci costringono a fermarci, a porre l’orecchio su una Parola altra, che non lascia deluse le nostre attese; a misurare i battiti del cuore sul ritmo del Dio di Gesù Cristo, il Padre delle misericordie. Questo possiamo dire alla nostra Città, che si risveglia dal sonno delle paure, dalla paralisi dei divieti, che si riaffaccia su un orizzonte di speranza. Questo Vangelo dell’ostinazione di Dio che ama, fino a farsi piccolo con i piccoli, fragile con i fragili, misericordioso con i miserabili. Questo Natale della prossimità, della “larghezza ospitale”, che sosta e ascolta senza pregiudizi e riserve. Accostiamoci all’altro con lo stesso stile di Gesù che si è fatto accoglienza. Il nostro sguardo fiducioso sia sulle giovani generazioni che si aprono alla vita. Sulle famiglie che con fatica e speranza riapprendono i linguaggi di un amore donato e senza mezze misure. Sulla solitudine degli anziani e di quanti sono segnati dal dolore e dalla malattia, dispensatori di preziose energie vitali e spirituali. Su quanti sono impegnati nel mondo del lavoro e sulle attese della sua umanizzazione. Sui poveri e gli ultimi che domandano il giusto. Gesù Cristo è la risposta al grido dell’uomo di oggi. Senza di lui la nostra ricerca è a metà, le nostre difese non sono convincenti, il nostro cammino è incompiuto. A Natale Dio si è messo ai margini, perché l’umanità possa rimarginare la ferita del cuore assetato d’amore.

(Editoriale RomaSette 19-12-2021)

Letto 647 volte
Altro in questa categoria: « Avvento declinare l'attesa

Contatti

icona smp ombra

Parrocchia di Santa Maria
in Portico in Campitelli

Piazza Campitelli, 9
00186 Roma Italia
Tel. e fax Parrocchia: 06.68 80 39 78
Tel. e fax Comunità: 06.68 74 28 5
santamariainportico@vicariatusurbis.org 

Orari Sante Messe

Sante Messe Festive 10.00-18.30

Feriali 7.30-18.30

Video

Nuvola di TAG

Links

Visita i nostri links amici.

Storia dell'Imagine,

e Chiesa di Santa Maria in Portico di Campitelli.

San Giovanni Leonardi

Narrazione dell'immagine di Santa Maria in Portico

© 2024 Parrocchia di Santa Maria in Portico in Campitelli. All Rights Reserved. Powered by VICIS | Privacy Policy