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Domenica, 14 Maggio 2023 09:58

La Veglia ecumenica nella “Giornata per l’Europa”

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Dalla piccola icona miracolosa che sovrasta l’altare della chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, lo sguardo materno della Madonna ha vegliato sulla preghiera ecumenica che ieri sera, 9 maggio, i rappresentanti di diverse confessioni cristiane hanno condiviso per invocare il dono della pace in Europa e nel mondo intero. La Giornata dell’Europa – che ricorre nell’anniversario della dichiarazione in cui nel 1950 l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose l’idea di una nuova forma di collaborazione politica in Europa, considerata l’atto di nascita dell’Unione europea – celebra infatti la pace e l’unità nel continente europeo. «Nel Vangelo di oggi dell’evangelista Giovanni, Gesù dona la sua pace – ha detto padre Davide Carbonaro, parroco di Santa Maria in Portico in Campitelli, aprendo il momento di preghiera -. Non ci fa un augurio ma un dono e noi siamo chiamati a essere artigiani e operatori di pace».

Ciascuno introducendo la propria invocazione con la formula «Gesù che hai detto vi lascio la pace, vi do la mia pace», i ministri delle diverse Chiese hanno recitato una preghiera offrendo una riflessione sul valore della pace tra i popoli. Per primo, l’arcivescovo Jan Ernest, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury presso la Santa Sede, che ha sottolineato «il bisogno del coraggio di trasformare il mondo in cui viviamo» alla luce «della Tua pace che riempie le nostre anime». Il pastore della Chiesa valdese Daniele Garrone ha invece invocato la pace ammonendo: «Quello che è stato può tornare», per questo è importante «avere consapevolezza della nostra storia e tornare a Lui». Ancora, la preghiera «per l’Europa che non ha saputo proteggere il dono della pace» di Monica Attias, in rappresentanza della Chiesa cattolica e delegata da monsignor Marco Gnavi, incaricato diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, e della pastora Mirella Mannocchio, della Chiesa metodista, che ha invocato il «Dio di pace e giustizia» perché inviti «tutti noi a prendere una posizione per mettere fine a ogni guerra». Per il rinnovarsi dell’efficacia dei doni dello Spirito Santo hanno pregato il pastore Luca Maria Negro, della Chiesa battista, e Federico Milani, della Chiesa metodista. Infine, il riconoscimento che «siamo peccatori e bisognosi del perdono del Padre, sempre pronto ad abbracciarci come ha fatto con il figliol prodigo», di padre Conrad Sciberras, dei Missionari di San Paolo, e la preghiera per la tutela della vita in ogni sua forma dell’archimandrita Simeone Katsinas, della Chiesa greco-ortodossa. Tutti insieme sull’altare i ministri delle diverse Chiese hanno poi recitato la preghiera del Padre nostro, scambiandosi quindi il segno della pace. Infine, la benedizione congiunta.

Prima della preghiera, nella sala polivalente adiacente alla chiesa che sorge alle spalle di piazza Venezia, “Insieme per l’Europa“, la rete di oltre 300 comunità e movimenti cristiani di diverse Chiese diffusi in tutto il mondo, aveva promosso un incontro dal titolo “Dialogo: cultura dell’incontro per conquistare la pace”. Centrale la relazione su “La pace possibile” di Pasquale Ferrara, direttore per gli Affari politici e di sicurezza della Farnesina e docente di Diplomazia e relazioni internazionali alla Luiss. «La guerra è la negazione della politica con mezzi bellici – ha detto -. Sarebbe ora che venisse reso operante il diritto della pace e quindi lo ius contra bellum» perché se l’obiettivo è «trovare un nuovo assetto di stabilità, non possiamo limitare la concezione di sicurezza a quella militare, provando a guardare il mondo da un altro punto di vista». In questo senso, per Ferrara giocano un ruolo centrale «i popoli e le interazioni delle persone e dei gruppi», a dire che è necessario «collegare la politica e la diplomazia a una dimensione relazionale» perché dal «microambito dipende il macroambito, cioè il destino dell’umanità».

Alla relazione sono seguite due testimonianze sulla riconciliazione e la pace ritrovate nella vita quotidiana. Maria Grazia, del Rinnovamento nello Spirito, ha raccontato dell’esperienza della tossicodipendenza vissuta e superata dal compagno anche grazie alla fede; Joseph Kohah, ex bambino soldato in Sierra Leone, ha ricordato come l’incontro con i missionari del Movimento dei focolari lo abbia salvato e convinto a voler fare altrettanto per i bambini e i ragazzi della sua terra, dedicandosi all’insegnamento una volta ultimati gli studi qui in Italia.

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