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Sabato, 31 Agosto 2019 17:59

L’ultimo posto è vocazione

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commento 01-09-19Lo sguardo dei Farisei si perde dentro il pregiudizio, il fascino del primato raggiunto a tutti i costi, la carriera che pesa dentro un posto da acquistare e conquistare. Lo sguardo di Gesù comincia dal basso così come è stata tutta la sua vita, da quando ha lasciato il seno del Padre, per trovare posto nel seno della più piccola tra le fanciulle dello sperduto villaggio di Nazareth. Lo sguardo di Gesù non è giudicante è amante. Scruta la preoccupazione del cuore umano per sradicare dal suo intimo la pianta del male. Non c’è posto in lui per superbi e ribelli, egli si piega sul cuore che desidera la sapienza del vivere. Comincia dal Giordano, ultimo della fila, per conquistare con lo sparuto gruppo dei suoi seguaci, non il posto dei potenti, ma il seggio degli ultimi, dei maledetti: “Maledetto colui che pende dal legno”. Ma la maledizione non è l’ultima parola, perché il Padre lo farà sedere primo tra i viventi. Egli primizia dei vivi e noi in lui rigenerati a vita nuova. Accostati all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli. Non è per un prurito di falsa umiltà che Gesù chiede di occupare l’ultimo posto, ma per essere chiamati, già! Chiamati. L’ultimo posto è per vocazione, e sono invitato ad essere vicino a lui, datore di amore. Ai segni del potere Gesù sostituisce i segnati dalla vita: poveri, storpi, zoppi, ciechi. In questa compagnia di perdenti, innaffiabili, miserabili, Gesù intravede la beatitudine del Vangelo. Li fa costruttori di un Regno che ha il sapore dell’eternità. Dimmi chi sono i tuoi amici e ti dirò chi sei. Quel giorno il Maestro di Nazareth fu invitato a sedere con chi contava. Non si può essere amico, fratello, parente e vicino solo in vista di un contraccambio. Egli inaugura la nuova via del Vangelo, che fa appello non al ricevere, ma al dare con gratuità, senza tornaconti. Un nuovo regime “economico” è stabilito in quella cena che inaugura tutte le cene, nelle quali Gesù starà seduto con me e con te che non possiamo dargli nulla in contraccambio, se non lo stesso amore che da lui abbiamo ricevuto.

Davide Carbonaro
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