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Sabato, 21 Marzo 2020 09:24

Illuminati

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Se la Quaresima esige lo sguardo puntato sul Signore, il suo risvolto è uno sguardo nuovo sull’uomo. E’ qui il senso dei miracoli di Gesù compiuti in giorno di Sabato. Non la liberalizzazione di un culto nuovo, ma la libertà offerta a chi lo cerca con cuore sincero. Cercava, il cieco, con lo sguardo spento fin dalla nascita. Lo ha trovato il Signore, sulla soglia del Tempio, la casa degli ultimi e dei diseredati. Giovanni tesse nella sua trama narrativa, il racconto dell’illuminazione del cieco, come  uno dei sette segni, sette gemme, che dicono l’essenziale su Dio e sull’uomo. Il segno narrato, avviene durante la festa ebraica delle Capanne, quando il Tempio risplendeva di luce, e dai suoi gradini scendeva l’acqua della purificazione. Comprendiamo allora, quelle affermazioni  straordinarie con le quali Gesù asserisce la sua divina umanità: “Io sono la luce del mondo”; “Chi ha sete venga a me e beva”. Il cieco non può vedere lo splendore del Tempio illuminato, né da solo riconoscere la strada della sorgente. E’ necessario un “inviato” che gli indichi la direzione: “Io sono la via”. Ma prima di giungere alla sorgente bisogna passare dal fango, bisogna sporcarsi. C’è fango e fango: Quello dei Farisei con il loro sguardo misurato e calcolatore sulla legge che spegne la luce. Quello di Gesù, che mischia la polvere della terra con la sua saliva, per rigenerare l’uomo, per modellare nuovamente il suo sguardo su Dio, sull’umano, sul creato. Il gesto di Gesù era ben noto a chi era solito leggere il libro della Genesi. Il nutrimento di quella “Parola”, non era più possibile alla comunità giovannea, cacciata fuori dalla Sinagoga. Il Quarto Evangelista, raccontando il segno del cieco nato, afferma che un nuovo inizio è possibile per chi ascolta la “Parola” di Gesù, per chi si lascia illuminare dal suo amore, lavare dalla sua vita divina: “Tu credi nel Figlio dell’uomo: E’ colui che ti parla”. A questo punto del racconto colui che è stato inviato a lavarsi, ora è inviato a dire chi è Gesù: un Uomo, un Profeta, il Figlio dell’uomo. E a chi chiede come erano andati i fatti, il novello teologo tutto nato nei suoi peccati, afferma l’essenziale del miracolo: seguirlo, diventare suoi discepoli. Partecipando della vita dei figli, non nati dalla carne e dal sangue, ma da Dio, noi possediamo i suoi occhi, il suo sguardo di novità, che realizza sempre la bontà e la bellezza su ogni cosa.

Davide Carbonaro

Letto 1784 volte Ultima modifica il Sabato, 21 Marzo 2020 10:04