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Domenica, 05 Luglio 2020 05:12

Il peso dell’amore

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Poteva finirla lì Gesù la sua avventura messianica. Incompreso, le sue parole autorevoli, ma incontenibili. Un linguaggio che supera il parlare rabbinico del tempo. E poi non c’è posto  per i cesellatori della legge, i garanti dei diritti di Dio. Lui lo chiama Padre e manifesta nei suoi confronti un’intimità inedita.  Chi può capire tutto questo? Solo chi spalanca gli occhi del cuore. E Gesù li aveva ben aperti. Sapeva di non cedere all’inganno e alle lusinghe di satana, sempre in agguato tra i cosiddetti sapienti di questo mondo. Gesù fa appello ai piccoli. Sono loro il veicolo della lode al Padre. Ti rendo lode Signore che hai nascosto queste cose ai dotti. Con i sapienti  Dio gioca a nascondino, con i piccoli fa discorsi da grandi, trattandoli da grandi. Comprendiamo in questo contesto le parole dette sul Battista, un grande agli occhi degli uomini, ma la misura del Regno è la piccolezza: Il più piccolo è più grande di lui. Ha acceso la meraviglia nei piccoli il Maestro di Nazareth, quella che non puoi controllare, quella che nasce spontanea,  perché ammaestrata dallo stupore della gratuità. E’ consolante quel venite a me! Non ci sono altre direzioni da percorrere. Venire a lui significa tornare ad essere discepoli e porre la propria dimora nel cuore di Dio mite ed umile.  Un giogo è un giogo, qualcosa che ti imprigiona, che obbliga la direzione. Ma il peso di Gesù è dolce come la sua Parola; è penetrante come il suo sguardo puntato sul Padre. Sono inevitabili i pesi del quotidiano vivere,  ma l’unità di misura incomprensibile ad occhio umano,  è il peso leggero dell’amore.

Davide Carbonaro

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