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Domenica, 26 Luglio 2020 07:15

Cercatori di bellezza

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Il tesoro è nascosto in un campo, noi non compriamo il tesoro, ma il campo, la profondità del cuore, culmine dei nostri pellegrinaggi interiori. Il tesoro è il vero protagonista della parabola  che muove le azioni dell’uomo  descritto nel racconto da Gesù: va, vende e compra, azioni usuali che governano i normali rapporti economici. Ma c’è una qualità che raccoglie queste operazioni: tutto viene fatto con gioia. E’ la  gioia che anima la scelta, la certezza di aver trovato finalmente ciò che si è cercato, incoraggia la possibilità di vendere tutto per conquistare colui che è la pienezza della vita. Il ritrovamento è fortuito, inaspettato, come il dono di Dio gratuito e inatteso. Noi siamo i coltivatori di un campo che non ci appartiene, ma che ci è stato regalato dalla bontà misericordiosa di Dio. La parabola rivela chi siamo noi: cercatori di un amore che ci precede ed accompagna. Mercanti della bellezza che non imprigiona il cuore, ma lo libera perché lo assoggetta a ciò che vale veramente. La parabola rivela anche la fatica del cercare, il rischio del vendere, l’incognita dell’investimento. E, per certi versi, realizza quelle parole di Gesù che elogiano l’autentica ricchezza dell’uomo: “dove sarà il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore”. Appartenere a Cristo non vuol dire solo rinunziare. Il cristianesimo non è solo rinunzia o sacrificio: è tesoro: Dio in me che rivela la mia intima natura, io in lui che ricevo e gioisco per la salvezza.  Si tratta di un dono inaspettato, che porta a decidersi per ciò che conta veramente. Davanti a questa proposta bella, piena di bontà, vale la pena vendere tutto;  lasciare tutto, per guadagnare tutto. Si tratta dello stupore che precede, accompagna e qualifica ogni rinunzia di chi crede in Gesù e nella sua Parola. Come diventare cercatori di bellezza? Catalizzatori di quella speranza che riempie i cuori? Compratori dell’unico necessario? E’ un po’ la richiesta di Salomone “concedimi Signore la docilità del cuore e la saggezza”, la capacità di discernere il bene e la giustizia per me e per coloro che hai posto nelle mie mani. La sapienza del cuore è la responsabilità di chi serve con gioia e letizia il Signore e i fratelli. Per questo lo Spirito ci rende conformi all’immagine del Figlio in cui è ricostituita la nostra bellezza originale e noi siamo: amati, chiamati, salvati. La Chiesa non è una setta di gente che si è scelta tra bravi e belli, onesti e giusti; è una grande rete che raccoglie tutti,  che tira fuori l’uomo dall’abisso, che stabilisce relazioni nuove perché a tessere la rete è Gesù stesso. Chi è pescato dal Signore diventa pescatore di altri perché la salvezza non è un tesoro privato da tenere nascosto, ma un dono da offrire a tanti cercatori di speranza.

Davide Carbonaro

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