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Domenica, 22 Gennaio 2017 11:24

Settimana dell’unità: Rogate ergo presenta l’esperienza di Taizé a Campitelli

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gruppo1Nel numero di Gennaio la Rivista Rogate ergo, in occasione della Settimana dell’unità dei cristiani presenta delle esperienze di dialogo e preghiera in ambito ecumenico. Di seguito l’articolo del Dossier che  propone la preghiera ecumenica nello stile di Taizé a Campitelli.

Taizé nel cuore di Roma

A Roma frère Roger Schutz (1915-2005) fondatore della Comunità monastica ecumenica di Taizé amava passeggiare fin dai tempi del Concilio Vaticano II, quando Papa Giovanni XXIII lo invitò tra gli “osservatori”. La piccola comunità di Taizé stabilisce la sua presenza nel cuore della Città in un  appartamento vicino a Piazza del Collegio Romano. Negli anni conciliari quelle stanze quasi un “cenacolo” di  accoglienza, diventano crocevia di dialogo e preghiera per quanti hanno a cuore le sorti dell’unità della Chiesa e la pace nel mondo minacciato. Questo desiderio di unità e di pace Fr. Roger portò nel cuore fin da quando giunse in piena seconda guerra mondiale nel piccolo villaggio di Taizé in Francia a pochi chilometri dalla celebre abbazia di Cluny, che per secoli era stata cuore del monachesimo occidentale. Qui Frère Roger Schutz  pastore calvinista svizzero, animato da un profondo senso di Dio e da un amore  sconfinato per Cristo e per il prossimo, nell’estate del 1940, diede inizio ad una esperienza di fraternità consolidata dalle luci che Dio andava tracciando nel suo cuore. Fu assassinato da una squilibrata durante la preghiera della sera, il 16 agosto del 2005, pochi istanti prima che venisse proclamato il vangelo delle Beatitudini. Da oltre quarant’anni generazioni di giovani sono accolte dai Frère presso la collina di Taizé per fare esperienza concreta dell’amore di Dio nel volto, nelle storie, nei drammi di uomini e donne che qui, come ebbe ad affermare Giovanni Paolo II, si fermano come ad una sorgente per riprendere il cammino. Un “cammino di fiducia sulla terra”. A Taizé tutto si basa  sulla “provvisorietà” perché in fondo, “non abbiamo quaggiù una città stabile, ma cerchiamo quella futura” (Eb 13,14). “Essenziale” è la parola che raccoglie l’esperienza spirituale e umana di Taizé.  Tutto è essenziale: dall’accoglienza, al cibo, al dialogo alla condivisione della fede e della preghiera. Senz’altro è proprio questo che attira generazioni di giovani che piantano le loro tende sulla “collina della preghiera”. Lì ti accoglie un semplice canto: “Lascia che le mie tenebre non mi parlino”. Migliaia di giovani di ogni lingua e nazione cantano queste parole di fiducia nella chiesa della Riconciliazione intorno ai Frère, “una macchia bianca di uomini stretti a Cristo nostra Pasqua”. In quest’incontro, il Dio di Gesù ci ha insegnato la provvisorietà delle cose che passano e l’essenzialità dell’amore che resta. Quando si ritorna da Taizè i Frère invitano i giovani a continuare la preghiera, la condivisione, il pellegrinaggio di fiducia sulla terra. Da oltre due decenni a pochi passi dalla prima abitazione romana di Fr. Roger, nella Chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, ogni mese risuona il canto dei “canoni”: brevi frasi tratte dal Vangelo, dalla liturgia o dalle parole dei santi. Ogni seconda domenica del mese, la preghiera è animata dalla comunità dei Chierici Regolari della Madre di Dio fondati da San Giovanni Leonardi (1541-1609) che in questi ultimi decenni con alcuni gruppi di giovani hanno fatto esperienza a Taizé. Inoltre nella Chiesa di Campitelli dal 1747 i pontefici stabilirono una speciale preghiera per gli anglicani e oggi con gli anglicani.  A Campitelli nel cuore del Centro storico di Roma a pochi passi dalla Sinagoga, la preghiera di Taizé è aperta a tutta la Città. Quanti vi partecipano non intendono essere un gruppo o un movimento, ma una sorta di pellegrinaggio interiore di chi condivide in quello spazio ed in quel tempo: l’incontro, l’ascolto, la preghiera, il canto, l’intercessione, la riconciliazione, da trasformare in una sorgente per il quotidiano. Spesso la preghiera si svolge con rappresentanti di altre Confessioni cristiane per manifestarne le caratteristiche ecumeniche. Infatti, nello stile di Taizé è visibile ciò che unisce la Chiesa e non ciò che la divide. La bellezza e la profondità delle icone, finestre sul mistero di Dio e dell’uomo. La forza della Parola del Signore  proclamata nelle diverse lingue. L’Eucarestia condivisa, quale farmaco di vita che genera l’unità. In alcuni momenti dell’anno soprattutto nelle settimane prima della Pasqua, alcuni Frère provenienti da Taizé, condividono la preghiera nella chiesa di Campitelli e in altre parrocchie romane. Uno dei segni che individua Taizé è l’icona del “crocifisso risorto” intorno alla quale si svolge la preghiera. E’ importante la preparazione dello spazio dove ci si ritrova; le prove dei canti; la distribuzione dei lettori. La preghiera ha inizio con il canto di un salmo intercalato dall’alleluia, poi segue la lettura del Vangelo ripetuta nelle principali lingue dei presenti. Un buon momento di silenzio e contemplazione preparano le intercessioni intercalate dalla supplica Kyrie eleison (Signore pietà!) ed il Padre nostro. Durante l’esecuzione dei canoni viene posta in mezzo la croce e distesa per terra. I presenti si avvicinano e in ginocchio, pongono il loro capo sul crocifisso o si fermano qualche momento in contemplazione, mentre il resto dei presenti canta. Così, la testimonianza di alcuni giovani dopo aver vissuto la preghiera durante l’ultimo incontro europeo di Taizè celebrato a Roma tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013: “Siamo qui in cerca di risposte. Abbiamo capito che esse risiedono in Dio, nel suo splendore, nella sua forza innovativa. Abbiamo compreso che uno dei messaggi essenziali che costantemente Dio ci invia, è trovare la strada attraverso cui la sua “luce” possa risplendere nel modo più intenso; questo ci aiuta a superare ogni muro, gran parte degli ostacoli che dobbiamo affrontare nel quotidiano. Ci siamo accorti di quanto siano profondi gli sguardi di ragazzi e ragazze come noi provenienti da tutto il mondo, ognuno rivolto verso la stessa direzione e siamo riusciti ad apprezzare la dolcezza di un sorriso, l’affetto di un abbraccio, la bellezza della semplicità, la gioia di vivere, la voglia di amare senza confini e barriere oltre il muro delle diversità. Nell’incontro con il Signore, per comunicare non serve conoscere perfettamente la lingua, la cultura, le tradizioni e le abitudini di chi vi partecipa ma basta una semplice stretta di mano, un sorriso, un canto ...Let all who are thirsty come. Let all who wish receive the water of life freely. Amen, come lord Jesus, Amen come lord Jesus. ( Chi ha sete venga, chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. Amen vieni Signore Gesù)”.
Davide Carbonaro OMD
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