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Domenica, 17 Dicembre 2017 13:44

Papa Tawadros II dei copti riceve delegazione dell'Opera Romana Pellegrinaggi

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copto2Passano le mani sulle colonne sfregiate dall’esplosione come su delle ferite. I fedeli della Chiesa ortodossa copta ricordano così le 29 vittime, 28 donne ed il custode, uccise un anno fa in un attacco terroristico nella cappella di san Pietro, nel complesso della cattedrale di san Marco, al Cairo. A poche centinaia di metri, la residenza del Patriarca Tawadros II, che incontrando una delegazione dell’Opera Romana pellegrinaggi composta da sacerdoti e giornalisti, giunta in Egitto nei  giorni scorsi, per visitare i luoghi in cui si è rifugiata la Sacra Famiglia in fuga da Erode, ha parlato della propria patria come di un luogo di martiri, ma noi “cerchiamo di risolvere questi problemi con lo spirito dell’unica famiglia. C’è chi usa il nome di Dio per giustificare la violenza, ma il dialogo tra noi deve diventare un messaggio di pace”. Il papa della Chiesa ortodossa copta guarda avanti ed ha sottolineato l’impegno del governo egiziano sul fronte della sicurezza e della promozione dell’itinerario della Sacra Famiglia che, attraversando il Sinai, sarebbe giunta al Cairo. Un  percorso al quale l’Opera romana pellegrinaggi guarda con attenzione. Dal 2018 nel suo catalogo tornerà infatti,l’Egitto. La novità arriva dopo uno stop ai viaggi nel Paese, legato  rivolte della Primavera araba. Adesso le garanzie di sicurezza da parte del governo e due itinerari in programma. Il primo si sviluppa sulle mete dell’Egitto classico, toccando Assuan e la zona delle piramidi. Il secondo, invece, guarda ai luoghi che hanno accolto la Sacra famiglia e a quelli del monachesimo antico, passando da Alessandria e dal Cairo. “Consideriamo Gesù il primo visitatore in Egitto. Celebriamo, infatti, il suo ingresso il primo giugno”, ha aggiunto papa Tawadros II, al quale la delegazione, ha donato un quadro della Sacra famiglia con alcune piramidi sullo sfondo, benedetto da papa Francesco.  Un percorso quello del gruppo guidato da Mons. Remo Chiavarini amministratore delegato dell’Opera romana pellegrinaggi da un gruppo di sacerdoti tra cui don Giovanni Biallo, don Valter Insero e padre Davide Carbonaro accompagnati da un piccolo corpo della stampa italiana e vaticana, che ripercorso le orme della santa famiglia  di Nazareth anche nel Cairo vecchio, luogo storico abitato dai copti ortodossi. Una delle tre chiese della zona dedicata a San Sergio, nasce sulla grotta che la tradizione vuole si sarebbero rifugiati Giuseppe e Maria con Gesù. Poco lontano il monastero femminile e la chiesa di San Giorgio e della Vergine Maria, controllate da metal detector e videocamere. “L’Egitto può entrare nella nostra programmazione perché esempio di quel grande mondo mediorientale dal quale nasce il cristianesimo e permette di capire lo sfondo biblico” – ha affermato mons. Chiavarini -. Gesù che, da bambino, arriva qui riassume la storia di Israele, legata all’Egitto. Non si potrebbe capire la Bibbia senza il sostrato babilonese ed egiziano. La cosa più importante è che questa iniziativa sia strumento di legami”. Tappe anche in altri luoghi in cui avrebbe sostato la sacra famiglia: il quartiere di Maadi, al Cairo, e Wadi El Natrun, dove sono sorti dal IV secolo alcuni monasteri. Altro momento centrale della visita, l’incontro col Grande Imam di al-Alazhar, Ahmad al-Tayyib. “La vostra delegazione rappresenta una presenza significativa di dialogo e un’opera di pace”, ha detto ricordando anche l’impegno di papa Francesco. La massima autorità sunnita ha considerato poi l’Egitto come  una “terra benedetta dall’arrivo della Sacra famiglia, ma anche meta per tanti profeti” ed inoltre affermato che “il terrorismo non ha né religione né patria”. Presente il ministro del turismo egiziano, Yehia Rashed, ricevuto lo scorso ottobre dal Papa. “Il terrorismo non deve cambiare il nostro modo di vivere, i pellegrinaggi possono essere un modo per ritornare alla normalità. La sicurezza, però, è la priorità e verrà garantita”.
17 dicembre 2017
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