Di seguito riportiamo l’omelia pronunciata dal Cardinale Tagle in occasione della solennità di san Giovanni Leonardi nella Chiesa di santa Maria in Portico in Campitelli a Roma dove sono venerate le sue reliquie.

Lodiamo Dio che ci ha riuniti come comunità di fede nell'Eucaristia. Oggi ringraziamo Dio per San Giovanni Leonardi, sacerdote, fondatore dei Chierici Regolari della Madre di Dio. È considerato anche uno dei cofondatori del Collegio di Propaganda Fide, oggi chiamato Pontificio Collegio Urbano, che prepara i sacerdoti diocesani ai territori di prima evangelizzazione. Uno degli illustri alunni del suddetto Collegio è San John Henry Newman, di cui oggi si celebra anche la memoria. Grazia su grazia. Riflettiamo sulle letture della Scrittura di oggi che illuminano la vita e la missione di San Giovanni Leonardi.

Come primo punto, vediamo nel Vangelo che Gesù sceglie settantadue discepoli, oltre ai dodici apostoli, e li invia a due a due davanti a sé in ogni città e luogo. Gesù dice loro che la messe è ricca ma gli operai sono pochi. Devono anche pregare affinché Dio mandi più operai. Gesù ha bisogno di collaboratori nella sua missione, per i quali prega, sceglie e invia. Li manda a due a due, come compagni. Coloro che collaborano con Gesù devono collaborare tra loro. Non posso dire: "Gesù, sono disposto a lavorare con te, ma per favore, non darmi compagni. Farò meglio da solo". La comunione con Gesù in missione richiede la comunione con gli altri missionari. Questo è infatti lo spirito della sinodalità missionaria, del camminare e lavorare insieme che la Chiesa sta promuovendo soprattutto attraverso il Sinodo attualmente in corso. Nessun cristiano è solo. Nessun missionario è solo. San Giovanni Leonardi prese sul serio questo insegnamento e questa metodologia di Gesù. Fondò una comunità, i Chierici Regolari della Madre di Dio, per promuovere il rinnovamento della Chiesa insieme, come comunità. Anche nella concezione di un seminario missionario per i futuri sacerdoti diocesani, san Giovanni collaborò con il prelato spagnolo monsignor Juan Bautista Vives, il gesuita p. Martin de Funes e il suo confratello di congregazione p. Giuseppe Matraia. Il "sì" alla missione è un "sì" alla collaborazione e alla partecipazione.

Il mio secondo punto riguarda le sorprendenti istruzioni di Gesù ai suoi discepoli che si imbarcheranno in una grande missione: Non portate con voi borse, sacchi e sandali. In mezzo ai lupi comportatevi come agnelli. Dato il nostro pensiero pragmatico e pratico di oggi, potremmo dire a Gesù: "Come posso fare bene la mia missione se non ho soldi, diversi tipi di scarpe, un cellulare o un lPad, una connessione VVi-Fi, ecc.". Qual è il senso di Gesù? Gesù ricorda ai suoi discepoli che la loro missione è quella di proclamare la buona notizia che il Regno di Dio è vicino. Essi devono accompagnare l'annuncio con azioni e segni del Regno, come la guarigione dei malati e, come dice Isaia nella prima lettura: libertà ai prigionieri e ai carcerati, consolazione agli afflitti, misericordia e gioia dal Signore. In altre parole, il missionario deve portare il Vangelo con parole, opere e segni potenti. A volte portiamo tutti i gadget e gli oggetti che riteniamo importanti, e forse lo sono. Ma non dobbiamo dimenticare il Vangelo. Senza il Vangelo non c'è missione. San Giovanni era appassionato del Vangelo e dell'insegnamento cristiano. Iniziò una missione per i giovani e dai giovani attraverso la Compagnia della Dottrina Cristiana. Nei cambiamenti culturali del suo secolo, si concentrò sulla formazione cristiana soprattutto dei bambini e dei giovani, "da educare fin dai primi anni nella purezza della fede cristiana e nei santi costumi". Per lui questo non significa solo formazione concettuale, ma "Cristo innanzitutto. O Cristo o niente". Dall'educazione cristiana dei bambini e dei giovani, San Giovanni guardò alle altre parti del mondo che meritano anch'esse di ascoltare la Buona Novella di Gesù. Abbiamo bisogno di questa chiara focalizzazione su Gesù e sul suo Vangelo mentre entriamo nei vari strati della società e delle culture del nostro tempo.

Infine, sappiamo che i discepoli e i missionari di Gesù non erano sempre ben accolti. Molti hanno concluso la loro missione con il martirio. San Paolo ha subito incomprensioni, maltrattamenti e arresti. Nella sua lettera ai Corinzi, dice che ciò che conta nella missione non è il giudizio negativo che un missionario riceve. Non si preoccupa neppure di ricevere elogi. Un missionario deve continuare a essere fedele a Gesù e al Vangelo, nonostante le persecuzioni. Si affida unicamente a Dio che lo conosce e lo giudicherà con misericordia. Attraverso le sue sofferenze, il missionario è unito a Gesù, che ha sofferto anche lui nel compimento della sua missione. La missione comprende la comunione con Gesù nella sua sofferenza e nella sua croce per partecipare alla sua gloria. San Giovanni ha sofferto tribolazioni, sospetti, accuse, esilio dalla sua città natale e malattie. Ma considerava tutto come una grazia, purché venisse predicato Gesù.

Uniamoci a Gesù, a San Giovanni Leonardi e a San John Henry Newman per pregare il Padre di inviare più missionari dedicati, umili e appassionati. Forse Gesù sta scegliendo e inviando tu. Sì, tu.