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Domenica, 18 Giugno 2023 14:23

Inviati

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Operai, così li vuole Gesù i suoi inviati, dopo che li ha radunati insieme. Uomini e donne che hanno mani e cuore protese verso Dio e verso i fratelli. Così cresce il Regno, la cui messe è abbondante. Gesù ha occhi per chi è disperso, per chi è affaticato, per chi non viene a capo dalle sue contraddizioni. Uno sguardo amante e riconciliante il suo. Li ha guardati uno per uno quegli operai del Vangelo i cui nomi sono risuonati nel suo cuore prima che sulle sue labbra. Amati prima di essere scelti, inviati prima di essere preparati. Portatori di un dono che non coincide con i loro nomi e le loro caratteristiche vitali. L’ultimo fu un traditore e non sarà l’ultimo nella storia della Chiesa segnata dalla santità e dal peccato. Perché quando eravamo nemici siamo stati amati, riconciliati e salvati dice Paolo; forse pensando alla sua situazione di ultimo degli Apostoli e primo della schiera dei contemporanei. Gesù non scegli i migliori, ma quelli da cui può trarre il meglio. Saranno loro insieme a noi, radunati ancora da lui, a portare avanti il suo sogno su Dio e sull’uomo: fatto di zolle, di grano e di messi abbondanti. L’uomo stanco e sfinito diventa collaboratore di Dio facendo credito sulla sua forza, più che sulle sue personali risorse. Il Vangelo elenca nomi e generalità dei primi inviati, ma tutti chiamati a sé, unica garanzia dei loro gesti e delle loro parole. Funzioneranno solo se uniti a lui, il Maestro, anche quando accarezzati dal potere e dalla gloria, dovranno rispondere alle illusioni del mondo e della storia. Funzioneranno se saranno operai della compassione, artigiani della misericordia. Dovranno trasmettere quanto ricevuto: parlare del Vangelo senza servirsi del Vangelo; guarire i feriti, guardando alle loro ferite; risuscitare i morti, accendendo la vita; scacciare il male, senza rimanerne schiacciati. Dove l’uomo vede il peccato Gesù vede la grazia, dove l’uomo scorge la scarsità egli indica l’abbondanza, dove l’orgoglio rimane impigliato nel vuoto, il Signore genera la gratuità del dono.

Davide Carbonaro

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