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itendees
Sabato, 26 Gennaio 2019 14:44

Nutrito

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commento 27-01-19A Nazareth era cresciuto dice Luca, offrendo solidità ai fatti da lui raccontati. Non solo nella statura e nell’età ma nella, Parola, manifestazione dello Spirito che si era posato su di Lui. Con questa consapevolezza torna nella sua Nazareth, tra la sua gente, lì dove ha mangiato il pane degli uomini e si è nutrito dei sentimenti di quella umanità che è stanca e senza pastore. I giorni del deserto gli hanno aperto gli occhi ed il cuore, ora e qui per aprire gli occhi alla sua gente. Già, perché la Parola, quella che si proclama nell’alto dei pulpiti non solo si ascolta, d’ora in poi sarà visibile, avrà un volto, quello del Figlio amato. E’ uno di noi, avranno gridato nel segreto del cuore i suoi paesani mentre lo ascoltavano nella Sinagoga. E’ vero! E’ uno di noi, splende nella nostra carne la forza e la bellezza di quella Parola che ha fatto i cieli, che ha guidato il popolo di Israele nella terra promessa, che ha sussurrato al cuore dei profeti. E’ tornato qui, nella terra dei confini perché Dio ha deciso di sconfinare, di migrare nella nostra pelle, nel nostro sangue, nel nostro respiro. Torna a dire con parole che hanno il sapore della profezia, il perché di Lui, di quei trent’anni di silenzio, anonimato, quotidianità. Lo fa nella Sinagoga dove ogni Sabato la Parola è proclamata, spiegata, vissuta. Dal tempo di Esdra e Neemia, il sacerdote ed il governatore, la Parola diventa l’identità del Popolo, la sua forza, la garanzia per il futuro. Memoria che realizza ciò che dice. Israele ha potuto sperimentare che Dio è fedele alle sue promesse e che non lascia delusi i cuori di quanti in lui confidano. Il volume gli è consegnato da altri, ma è lui ad arrotolarlo, e a sedersi nell’atto di una autorevole signoria. Come per dire: il tempo della profezia è terminato, ora quanto detto si compie in me. Più che fare promesse Gesù mantiene le promesse: “mi ha mandato per liberarvi”. Scatta la delusione dei suoi. Un inviato troppo normale, troppo scontato, troppo “Messia della porta accanto”. Nazareth serve a Gesù per prendere la rincorsa, per gettarsi nella mischia di quella umanità prigioniera, cieca, oppressa. Gesù non è venuto per rimanere a Nazareth, il suo pulpito è il mondo, la sua voce il grido dell’umanità che sale al Padre. Stavolta è il tuo sguardo a posarsi su di me, quasi ad indicarmi nuove strade, nuovi orizzonti. Tu pienezza di vita ed io dietro a te.


Davide Carbonaro
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