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itendees
Sabato, 01 Giugno 2019 07:45

La storia in un abbraccio

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commento 02-06-19L’Ascensione di Gesù, la sua esaltazione alla destra del Padre, è un modo di esprimere la resurrezione del Signore e si situa nel tempo gioioso della Pasqua, i cinquanta giorni, vissuti come un unico giorno senza tramonto, nel quale la Chiesa contempla e celebra il Signore crocifisso e risorto, asceso alla destra del Padre che fa dono del suo Spirito. La vita del discepolo di Gesù non è senza orizzonti. La via è tracciata, i cieli sono aperti perché colui che è asceso al cielo è anche colui che è disceso dal cielo e tornerà alla fine dei tempi secondo la promessa. E’ la “via nuova” inaugurata nell’Incarnazione del Figlio di Dio che con la sua presenza realizza le speranze ed il grido dei profeti: “se tu squarciassi i cieli!”. L’assenza del Maestro, include una promessa e un dono: lo Spirito, che è il grande protagonista della missione terrena di Cristo, l’unto del Padre. Egli sarà la forza che animerà, guiderà, parlerà, agirà, insegnerà per mezzo della fragilità dei discepoli, i quali saranno testimoni dell’evento pasquale fino agli estremi confini della terra. I quaranta giorni sono stati il tempo della paziente spiegazione, tempo dell’apertura del cuore e dell’intelligenza alle Scritture. Un tempo che richiama la pedagogia di Dio sperimentata dal popolo eletto. Gli uomini di Galilea sono con gli occhi fissi al cielo, ma con i piedi ben saldi in terra. Il loro pellegrinare lungo le strade della storia, racconterà all’umanità distratta, affranta, senza orizzonte, senza futuro, che il cielo è sceso sulla terra e la terra è stata portata in cielo. Sono uomini e donne come noi pieni della fatica quotidiana, carichi di tante domande e desiderosi di promesse realizzate. Gesù è colui che ci conduce fuori, è il pastore del gregge che ci precede per le strade del mondo non più straniere ma familiari. La sua parola definitiva sull’uomo e sulla storia è una benedizione, quella che Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, per il suo indugiare nel Tempio di Gerusalemme, non poté concedere perché muto, incapace di parola. Ora, la Parola che si è fatta carne dice bene dell’uomo e l’uomo risponde a Dio con la lode. E’ la lode benedicente della Chiesa che celebra il suo Signore. Prosegue un dialogo mai interrotto che nell’Eucaristia, in ogni Eucaristia avvicinerà il cielo alla terra e l’uomo al suo Creatore. La benedizione è indicativa del gesto ultimo del Risorto; con le braccia spalancate che raccoglie, i figli di Dio dispersi, il grido e la sofferenza degli uomini, le loro gioie e gli aneliti di pace. Così lo hanno visto l’ultima volta i testimoni, così possiamo vederlo anche noi ogni volta che la Chiesa celebra i Sacramenti della Pasqua, segni amorosi della sua divina presenza.

Davide Carbonaro
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